Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

mercoledì 23 settembre 2015

Italia. Una discussione tra amici sulla Grecia.
Tra disinformazione e luoghi comuni, cosa pensano gli italiani dei loro vicini.

Capita spesso, adesso che mi trovo a trascorrere un breve periodo in Italia, di affrontare discussioni riguardo alla Grecia e alle sue vicende economiche e politiche.
Spesso, mi viene chiesto se "davvero" in Grecia la situazione è così come dicono, se davvero c'è la crisi. Questo mi fa automaticamente capire che in Italia c'è come una diffidenza diffusa contro l'informazione, come se "qualcuno" in Italia avesse interesse a indicare la miseria della Grecia per far passare meno tragica la miseria italiana.
Purtroppo la mia risposta è "Si", la situazione in Grecia è veramente molto dura, anche se spesso chi osserva dalla tv italiana ne dubita, oppure, chi per vacanza visita un'isola dell'Egeo in agosto non se ne accorge.
E' chiaro che in alcuni posti, in alcune isole (poche) dove si ammassano in un breve periodo dell'estate migliaia di turisti si ha un'idea distorta della situazione. Vi sono tuttavia isole caratterizzate dal turismo interno, isole escluse dalle rotte internazionali dove ogni estate aspettano i vacanzieri greci, in quelle isole si vede e si sente la crisi. Così come ce la immaginiamo. Ristoranti con tre persone, alberghi vuoti, strade vuote, locali inutilmente illuminati e gente che si reca per inerzia al lavoro lamentandosi. Tutti si chiedono: Come sarà possibile passare l'inverno?
Questa è la crisi. La crisi è e si manifesta soprattutto come incertezza, incertezza per il futuro, incertezza per il lavoro, ma anche per la salute, la casa e per tutte quelle piccole sicurezze che prima facevano la vita. L'incertezza domina e si infila in ogni crepa della vita, come un gas entra e satura ogni piccolo anfratto.
Se in Grecia domina l'incertezza, mi è sembrato che in Italia domina la certezza. Questa certezza si avverte forte, almeno per quanto concerne la politica ellenica. Mentre sulla politica italiana, ristagnante e noiosa, anche gli italiani si dimostrano imbarazzati e disorientati nel proporre soluzioni, sulla politica greca hanno quasi tutti un'idea ben precisa.
Questa idea, nella maggior parte dei casi, purtroppo, è formata su una disinformazione diffusa, o quanto meno su un'informazione fatta di luoghi comuni. Altre volte si basa su un'idealizzazione del paese ellenico, come se questo paese fosse un'entità a se stante, senza un popolo che vive dentro a questa parola "la Grecia".
Per mezzo di questa astrazione,"la Grecia", in molti sono pronti e sicuri a dire ciò che dovrebbe fare e ciò che non avrebbe dovuto fare.
Un'amica, sicuramente molto sensibile e interessata a capire ed interpretare le vicende greche, dopo aver espresso la simpatia che ha per questo popolo mi ha detto: "Però sarebbe l'ora che questi greci le facessero queste riforme" .
Questo mi ha fatto subito capire che in Italia l'idea che va per la maggiore è quella di un popolo che nonostante venga foraggiato a son di milioni di euro non ha voglia di cambiare una virgola dei propri privilegi. Per niente stupito dell'affermazione, le ho chiesto che cosa intendesse dire, quali sono le riforme che "la Grecia" dovrebbe attuare? Anche la sua risposta non mi ha stupito, in fila mi sono stati elencati: riduzione dei dipendenti statali, allungare l'età pensionabile e provvedimenti anti corruzione. Tra le cose conosciute e citate da molti altri italiani ci sono inoltre le baby-pensioni, pensionamenti ottenuti da persone ancora giovani durante l'era Pasok-Nea Dimokrazia. Anche questo punto ricorre con frequenza nelle discussioni.
Con molta probabilità tutti conoscono questi quattro punti del pacchetto di misure che la ex-troika impone alla Grecia, forse sono stati l'argomento di qualche trasmissione serale di "informazione".
E comunque, come biasimare i miei interlocutori, non posso indignarmi più di tanto, in fondo questo era il tormentone che per settimane ha riempito l'informazione di tutta Europa, livellandosi sui dispacci di agenzia direttamente emessi dall'ufficio stampa della Commissione Europea. Secondo l'informazione diffusa e standardizzata "la Grecia" ha continuato per mesi a presentarsi alla trattativa non volendo fare niente di ciò che le veniva proposto e immancabilmente senza una contro proposta.
In questi anni di crisi la Grecia è cambiata molto e tantissime misure sono già state applicate, questa storia delle baby-pensioni è da anni che non esiste più, ma è rimasta incollata nell'immaginario collettivo dell'italiano. Quando si parla di allungamento dell'età pensionabile, non si centra il problema, perché la realtà è molto più tragica. Fosse solo il male di andare in pensione due o tre anni dopo, non ci sarebbe stato nessuna esitazione, il problema è il taglio ulteriore delle pensioni che è stato imposto. Progressivamente verranno portate a 300 euro, una soglia troppo bassa anche per un paese come la Grecia, senza contare che spesso con la pensione del nonno ci campa un'intera famiglia che va dal figlio rimasto disoccupato ai nipoti che non sono ancora in età lavorativa. La corruzione di cui tanto parlano gli europei e in particolare il governo tedesco è senz'altro una piaga da eliminare, non solo in Grecia, ma in tutta Europa, anche in Germania, dove hanno visto la luce molti degli scandali legati alla corruzione, ne cito uno per tutti, quello della Siemens, multinazionale tedesca che ha fatto la propria fortuna derubando il popolo greco con il bene stare dei politici del Pasok e company. Tanto per chiarire la complicità del governo tedesco con il "malaffare", sappiate che uno dei responsabili di questo scandalo è un greco (cittadino tedesco) che rappresentava gli interessi della multinazionale in questione e che se pur riconosciuto colpevole di corruzione gode tutt'ora della protezione della Germania. Il recente scandalo della Volkswagen è un'ottimo esempio di come i governi e le multinazionali lavorino spalla a spalla, spesso contro gli interessi del cittadino. Quindi, al contrario di ciò che la mia amica affermava, non è vero che le multinazionali sono un'entità al disopra delle nazioni, direi piuttosto che sono ben collegate a certe nazioni, sia politicamente che economicamente.
Sono pochi gli italiani che davvero conoscano ciò che il pacchetto di riforme imposto dall'ex-troika contiene. Non si tratta solo di provvedimenti che riguardano le pensioni e gli ulteriori tagli di stipendi, ma comprendono una serie infinita di provvedimenti anti sociali e discriminatori che spesso vanno a colpire i diritti lavorativi, la sicurezza sul lavoro e molte delle tutele che una volta tolte andranno a vantaggio dell'ulteriore sfruttamento del lavoratore e non della competitività. Ma la cosa che mi è sembrata più eclatante è che quando ho toccato il discorso delle privatizzazioni c'è stato una sorta di piccolo coro tra i presenti nel salotto che affermava trattarsi di una cavolata. Una persona addirittura, usando un linguaggio tipico di facebook, ha detto: questa è una "bufala". Si riferiva alla privatizzazione e vendita di molti beni dello stato come immobili, spiagge, isole e aree archeologiche. Purtroppo è la realtà e non una "bufala". Così com'è vero che il governo greco sarà obbligato a cedere ad una multinazionale tedesca ben 14 aeroporti dislocati in tutto il paese, da questa cessione ricaverà una somma pari alle entrate che avrebbe avuto solo dalla gestione di due degli aeroporti. Si troverà quindi a privatizzare, a perdere pezzi senza neanche far cassa.
La trattativa portata avanti per mesi dal governo Tzipras verteva su questo, sull'opporsi all'assurdo di far passare una vera e propria rapina, per l'ennesimo "salvataggio" del popolo greco. Tzipras e il suo governo hanno trovato un muro davanti a loro, sono stati ricattati con il capital control e con la minaccia del fallimento. Ogni greco aveva ben chiaro cosa ci fosse scritto nella proposta che fu consegnata alla delegazione ellenica solo pochi giorni prima della scadenza della rata al Fondo Monetario Internazionale, perché sono punti che sono in discussione da tempo e non sono stati cambiati di una virgola, e quando sono andati a votare in massa "no" al referendum sapevano altrettanto bene ciò che ognuno stava rischiando sulla propria pelle con quel voto, ma hanno alzato la testa e hanno votato egualmente "no". E' stato un momento bello per la democrazia, anche se in seguito si è dimostrato inutile. Per questo mi sono irritato quando ho sentito uno dei presenti alla discussione che ha affermato:
"I greci sono andati a votare "no" senza neanche sapere a che cosa votavano "no". Perché nessuno lo sapeva.."
Ha giudicare dai discorsi che ho sentito, anche sul tema della trattativa vi sono molteplici punti di vista. Tutti, dico tutti, non tengono minimamente conto della realtà e tutti trattano la questione come una cosa astratta e idealizzata, sollevata dal reale.
Un amico ha detto che Tzipras ha sbagliato a condurre la trattativa a quella maniera, che le trattative si reggono su rapporti di forza e che conducendola in altra maniera avrebbe potuto ottenere ben altro.
Cosa avrebbe dovuto fare sinceramente non l'ho capito, sicuramente ho capito che di tutto ciò che noi dalla Grecia abbiamo seguito minuto per minuto, qui in Italia non è passato niente. Con molta probabilità l'amico presente alla discussione avrebbe avuto un'altra idea in merito se in Italia fosse circolata un minimo di informazione più seria invece di commentare esclusivamente l'abbigliamento di Varoufakis o il primo ministro senza cravatta.
Un'altra posizione sostenuta da un amico, anch'esso artista è che il governo greco avrebbe dovuto continuare duro, sostenere la propria linea, arrivare al muro contro muro, perché secondo lui alla fine non avrebbero potuto buttare fuori la Grecia dall'Euro e quindi l'avrebbe avuta vinta. Anche questa posizione mi sembra basata su un'idea che per quanti conoscano la questione non sta ne in cielo ne in terra. Anche coloro come Varoufakis che avrebbero chiuso la trattativa in maniera diversa da Tsipras avevano ben chiaro il piano Schäuble e non hanno mai negato la reale possibilità di essere sbattuti fuori dall'Euro con tutto ciò che ne deriva. Se non altro per dimostrare ai popoli d'Europa che chi osa sgarrare viene punito.
Una terza posizione veniva sostenuta da un'amica che apprezzava Tsipras per aver avuto il senno di chiudere in tempo la trattativa scongiurando il default del paese. Nonostante le sue manifeste simpatie per Varoufakis non ne approvava la linea politica.
Io che vivo in Grecia e che da anni scrivo e analizzo la situazione politica, sociale ed economica di questo paese, non ho tutte queste certezze che ho sentito nell'arco di un piacevole aperitivo tra amici. Su una cosa concordo con loro, è vero purtroppo che Tsipras e il suo governo non hanno portato a casa l'accordo che avrebbero voluto siglare. Penso che altre strade percorribili non ce ne sono state e spero che questa sia solo una battaglia persa. La guerra è ancora in corso. Sono contento della grande solidarietà espressa dal popolo italiano, a differenza del governo italiano. Sono sicuro che questa sia invece stata una grande vittoria del governo greco, portare la questione ellenica alla ribalta.